Era una bella giornata di primavera. Maria Gloria stava ripulendo la sua casa quando ricevette l’ennesima telefonata dal suo ex datore di lavoro.

Il titolare della ditta dove aveva lavorato per ben quindici anni non poteva sopportare l’idea che si fosse licenziata a causa delle affettuose e paterne pacche sul sedere che quotidianamente le riconosceva.

Eppure Maria Gloria ci teneva molto all’onorabilità del suo sedere. Di lei si poteva dire di tutto, ma non che fosse una donna di facili costumi.

Le sue colleghe non riuscivano a capire perché mai continuasse a rifiutare gli approcci del titolare, che in fondo era un bell’uomo e non era nemmeno sposato.

Maria Gloria tuttavia non era il tipo che accettava di essere corteggiata da un suo superiore, così, semplicemente, per principio.

Piuttosto sarebbe andata al cinema in compagnia del primo vagabondo che avesse incontrato sulla sua strada.

In questo suo comportamento era anticonformista; quanto agli altri aspetti della sua personalità si adeguava perfettamente agli usi e ai costumi del suo tempo. Almeno due volte al giorno portava la sua cagnetta, che si chiamava Laika, a passeggio.

Un giorno mentre passeggiava tranquillamente in una via che di solito non frequentava le capitò di sostare di fronte alla vetrina di un’agenzia privata di collocamento.

L’occasione le ricordò che i suoi risparmi soffrivano di prelievi troppo frequenti per pagare le spese condominiali, i generi alimentari, le bollette...

Chissà che non fosse giunto il momento di affrontare una nuova esperienza lavorativa.

In quattro e quattr’otto il suo curriculum fu inserito nella banca dati dell’agenzia.

Uscita dall’agenzia Maria Gloria decise di ritornare a casa perché non si sentiva molto bene.

Non aveva ancora avuto il tempo di arrivare in prossimità del condominio dove viveva che il suo cellulare squillava. Era l’agenzia. Guarda caso si era liberato un posto di lavoro temporaneo a Torino, in una tipografia dove avrebbe dovuto occuparsi della contabilità e nel tempo che rimaneva aiutare in officina.

Il trattamento economico non era certo dei migliori, ma al termine della missione c’era qualche probabilità di ottenere un posto di lavoro a tempo indeterminato.

Maria gloria non poté fare altro che accettare, anche se sentiva la sua testa dondolare e la sua schiena piegarsi come in preda a un attacco di febbre.

Non appena giunta a casa sua, se la misurò, la febbre. Superava i trentanove gradi.

Era la prima volta che le capitava di preparare le valigie e partire nonostante fosse malata.

"C’è sempre una prima volta..." pensò; intanto chiamò un taxi. Era troppo tardi per compiere il tragitto a piedi fino alla stazione ferroviaria, eppoi le gambe non la reggevano più di tanto.

Il taxista si preoccupò di compiere il tragitto nel minor tempo possibile: quella donna non gli pareva per nulla in forma, chissà che non avesse contratto il morbo della mucca pazza!

Alla biglietteria della stazione dovettero rincorrerla perché non si era preoccupata di ritirare il resto.

Un controllore, sul treno, dovette pregarla di abbandonare i vagoni di prima classe, poiché il suo biglietto valeva per la seconda...

In seconda classe i posti a sedere erano piuttosto rari: dovette accontentarsi di un mezzo posto, con un cane di grossa taglia tra le gambe.

Fortunatamente era un cane tranquillo che si limitò per tutta la durata del viaggio a solleticarle le caviglie.

Giunta alla meta dovette scendere dal treno nonostante le mancassero le forze per farlo.

Pochi minuti dopo era comodamente seduta sul sedile posteriore di un taxi alla ricerca dell’albergo più economico della città.

Il taxista aveva inteso alla lettera le parole di Maria Gloria: l’albergo era veramente economico. Oltre l’aspetto fatiscente c’era un via vai di coppie dall’aspetto piuttosto provvisorio. Alla richiesta di Maria Gloria circa la possibilità di ottenere una camera singola l’anziana signora che si trovava dietro il bancone scoppiò a ridere.

Poi si scusò spiegando che la sua clientela raramente chiedeva una camera singola. D’altra parte se aveva bisogno di conforto e compagnia avrebbe potuto ottenerla componendo il numero del centralino.

Giunta in camera Maria Gloria cominciò a guardarsi intorno. L’arredamento era di pessimo gusto e in pessimo stato: d’altra parte era stata lei a chiedere al taxista di essere accompagnata all’albergo più economico della città.

A causa della febbre faticava a reggersi in piedi, ma non osava coricarsi nel letto davvero trasandato che faceva bella mostra di sé fra le quattro pareti ammuffite della stanza.

Infine senza pensarci troppo si infilò tra le lenzuola e riuscì persino ad addormentarsi. Probabilmente si trattava dell’unico cliente di quell’albergo che si trovava lì per dormire.

Il giorno dopo la proprietaria dell’albergo si preoccupò si servire personalmente la colazione in camera a quella ragazza dall’aria così acqua e sapone da farle tenerezza.

Maria Gloria dovette spiegare che non aveva appetito a causa di un leggero malessere che le procurava una febbriciattola da nulla, ma la infastidiva non poco considerato che quel giorno stesso doveva recarsi presso l’azienda che aveva richiesto un’impiegata per ben tre mesi...

Allegra, la proprietaria dell’albergo, si commosse come non le era mai accaduto di fronte al dramma che stava vivendo la sua cliente.

In quattro e quattr’otto si preoccupò di chiamare un medico e di ordinare a una cameriera di preparare la borsa dell’acqua calda.

Dato che non ci vedeva più bene e ci sentiva poco si preoccupò di domandare a Maria Gloria se fosse maggiorenne... Con l’animo rasserenato dalla risposta affermativa di Maria Gloria pensò che in fondo quella ragazza avrebbe potuto essere sua figlia.

Maria Gloria, resasi conto di essere in ritardo rispetto al suo nuovo orario di lavoro si affrettò a vestirsi il più elegantemente possibile e a incamminarsi verso l’azienda che le era stata indicata camminando in una direzione scelta a casaccio con la speranza di incontrare un taxi.

Il taxi non si fece attendere. Maria Gloria arrivò alla sede della ditta con alcuni minuti di anticipo.

Un’impiegata dall’aspetto esaurito si sforzò di sorriderle, poi le spiegò che il suo nuovo lavoro consisteva nel riordino di qualche migliaio di pratiche ammonticchiate in cantina. Maria Gloria sorrise quanto più poté seguendo l’impiegata che la accompagnava verso la cantina.

Il tragitto non fu breve: una lunga serie di scalinate da scendere e da salire: c’era voluto un quarto d’ora...

L’impiegata spiegò che il regolamento aziendale prevedeva che i dipendenti iniziassero a lavorare alle otto in punto, pertanto era necessario bollare la cartolina almeno alle sette e quarantacinque. Stesso discorso valeva per la pausa pranzo e per l’uscita serale: occorreva bollare la cartolina almeno un quarto d’ora dopo lo scadere dell’orario di lavoro.

Maria Gloria ringraziò per le informazioni ricevute. Rimasta sola si domandò in quale modo dovessero essere riordinate quelle pratiche delle quali non conosceva nulla.

Un foglietto appiccicato al montante di uno scaffale recava la scritta:"in ordine alfabetico".

"Una ditta di poche parole" pensò Maria Gloria incominciando a svolgere il compito che le era stato assegnato.

In qualche modo quella giornata trascorse senza intoppi, anzi, Maria Gloria si sentiva meglio, non aveva più la febbre.

Tuttavia una volta uscita dalla ditta sentì il disperato bisogno di comunicare e non sapendo che cosa fare di meglio entrò in un negozio che vendeva telefoni cellulari e se ne comprò uno. Era coloratissimo: stonava con il suo stile grigio-nero, ma se lo immaginava come una nota di colore che avrebbe ravvivato la cantina dove lavorava.

Il giorno dopo si recò al lavoro stringendo tra le mani il suo nuovo telefono, sperando che qualcuno la chiamasse nonostante nessuno conoscesse quel numero...

A metà mattinata telefonò al servizio clienti della sua nuova compagnia telefonica per sapere se il suo numero era incluso in un elenco telefonico.

La delusione alla risposta negativa del suo interlocutore fu cocente.

Doveva trovare un motivo valido per convincere qualcuno che era il caso di telefonarle.

Alcuni giorni dopo acquistò un secondo telefono cellulare con il quale si divertiva a fare squillare quello che aveva acquistato in precedenza.

Di tanto in tanto cambiava la suoneria per rompere la monotonia.

La settimana successiva imparò a inviare brevi messaggi di testo da un telefono all’altro prendendo il gioco in modo fin troppo serio.

Allegra cominciava a preoccuparsi per gli strani comportamenti assunti dalla sua cliente. Una sera la vide rincasare con i suoi due telefonini tenuti uno per mano ed era evidente che fingeva di ricevere telefonate per darsi un tono, perdipiù accostava un telefono a ognuno degli orecchi e la telefonata, pur essendo una messa in scena, era comunque onerosa.

Chissà, pensava Allegra, se le sarebbero rimasti i soldi per pagare la pigione... Poco male, si disse, in fondo quella ragazza le faceva tenerezza, il fatto che non se ne fosse ancora andata dal suo albergo la lusingava.

Le giornate trascorrevano tutte uguali tra la cantina e l’albergo-bordello.

Di tanto in tanto Maria Gloria telefonava a se stessa per sentirsi meno sola.

Una notte un cliente dell’albergo entrò per errore nella sua camera. Maria Gloria si arrabbiò e lo cacciò in malo modo... Poi se ne pentì amaramente.

Un mattino ricordò di avere sognato un ufficio con una finestra dalla quale entrava molta luce e dalla cui scrivania si potevano vedere degli alberi e una piccola porzione di cielo azzurro.

La sua missione stava per terminare nonostante le pratiche non fossero ancora nell’ordine che la ditta desiderava.

Qualcuno fra i titolari dell’azienda si preoccupò di mandare un’impiegata ad aiutare Maria Gloria.

Giacomina, così si chiamava, era la nipote preferita del direttore. La sua occupazione principale era preoccuparsi di tutto e di nulla, purché si trattasse di ordinare qualcosa a qualcuno e di trovare qualcuno disposto a sopportare i suoi capricci.

Non appena giunta in cantina Giacomina si preoccupò di verificare i risultati conseguiti da Maria Gloria.

Resasi conto dell’ambiente in cui la sua sottoposta si trovava a lavorare pensò che era assolutamente necessario ordinare due caffè e due paste al bar dell’angolo.

In fondo era di animo gentile. Come avrebbe potuto sorbire il suo caffè e gustare il suo cornetto di fronte a una persona che distava non più di mezzo metro da lei.

D’altra parte le sue consumazioni erano considerate costi aziendali.

Maria Gloria non sapeva come ringraziare Giacomina per la cortesia ricevuta.

Ci pensò Giacomina.

- Ti piace stirare? Te la cavi bene?

- Me la cavo bene, anche se non ne sono particolarmente appassionata.

- Mi piacerebbe vedere come stiri... Domani ti porto qualcosa...

- Purtroppo abito in un albergo e la mia camera è così stretta che proprio non riuscirei a trovare lo spazio per stirare.

- Ti piacerebbe venire a stirare a casa mia?

- No...

La sera successiva Maria Gloria si addormentò a casa di Giacomina.

Allegra quella notte non riuscì a dormire. Sospettava che la sua cliente migliore avesse deciso di abbandonare la città senza pagare la pigione...

Il mattino successivo Giacomina invitò Maria Gloria a fare colazione al bar.

In ditte le loro strade si separarono: Maria Gloria ritornò in cantina, Giacomina ritornò in direzione.

Quel giorno Maria Gloria non si sentì bene. Dovette ritornare in albergo.

Allegra le manifestò tutta la sua gioia di rivederla, informandosi subitamente del suo stato di salute: tant’è che si preoccupò di chiamare un medico non appena Maria Gloria spiegò di essere rientrata prima della fine della giornata lavorativa a causa di un leggero malessere.

Il medico non poté fare a meno di riscontrare l’ottimo stato di salute di Maria Gloria, tuttavia le consigliò di consultare uno psicologo. Il giorno successivo Maria Gloria ritornò al lavoro in uno stato d’animo che corrispondeva alla preoccupazione per il fatto di non avere potuto concludere regolarmente la giornata lavorativa precedente...

Giunta in cantina si rese conto di essere già stata sostituita.

In portineria la invitarono a recarsi alla più vicina filiale della sua agenzia per ritirare il saldo della sua retribuzione.

Maria Gloria non poté fare a meno di osservare che la ditta dalla quale era appena stata dismessa dimostrava un alto livello di efficienza nell’amministrazione del personale.

Una volta trovatasi in mezzo alla strada le accadde di domandarsi che cosa avrebbe potuto fare nei giorni seguenti oltre a ritirare il lauto saldo della sua retribuzione.

Rientrata in albergo si preoccupò immediatamente di chiedere il conto ad Allegra.

- Qualcosa non va per il verso giusto? domandò Allegra?

- Sono stata licenziata prima del termine della missione...

Rendendosi conto della tristezza della sua cliente preferita Allegra si permise di domandare a Maria Gloria se per caso non ci fosse qualcosa che la preoccupava...

Maria Gloria non poté fare a meno di scoppiare in lacrime nonostante detestasse ricorrere a quel metodo per attirare l’attenzione.

Era vero, disse, c’era qualcosa che la preoccupava... era il suo futuro... rimpiangeva il suo vecchio e sicuro posto di lavoro... aveva persino stirato a una "collega" dei capi di abbigliamento che lei non si sarebbe mai potuta permettere... presto, molto presto sarebbe finita a chiedere l’elemosina in una qualsiasi zona pedonale... non era mai stata trattata così freddamente, senza un saluto, un complimento falso, un regalino di commiato, come accadeva ai suoi vecchi colleghi quando andavano in pensione...

Allegra non sapeva che cosa fare per alleviare le pene della sua cliente-amica...

Incominciò a spiegarle che lei, Allegra Santini, aveva delle ottime conoscenze e che senz’altro le avrebbe fatte valere per riparare ai torti che aveva subito... un torto fatto a Maria Gloria era un torto fatto a lei stessa... in fondo in quell’albergo transitavano tutti o almeno quasi tutti i ricchi e i poveri della città nonché dei centri minori che vi confinavano... avevano tutti lo stesso problema... anzi quella sera stessa doveva venire un signore che certamente avrebbe fatto qualunque cosa per lei, dato che lo aveva salvato per un soffio da un matrimonio che sarebbe stato disastroso per il suo prestigio...

aveva reso in stato interessante una minorenne straniera che era diventata la sua forma di dipendenza... cose che capitano ma lei aveva risolto il caso brillantemente... non per nulla la ditta era molto stimata in città e nei comuni limitrofi...

Maria Gloria rispose che non era il caso di darsi troppe pene per una sconosciuta che non aveva nemmeno i soldi per la pigione... Promise che il giorno successivo se ne sarebbe andata e una volta giunta al suo paese di origine le avrebbe fatto un vaglia telegrafico per pagare quanto doveva... Accettare quel lavoro era stato un vero errore... Chi avrebbe potuto immaginarlo? In tutto il mondo, in fondo, gli errori si "pagano"... Probabilmente per pagare il suo errore sarebbe stata costretta ad accettare lavori sempre più ridicoli, proprio quei lavori che nessuno voleva accettare...

Allegra ordinò al suo collaboratore di portare loro del thè e dei pasticcini dato che dovevano festeggiare la disoccupazione di Maria Gloria, dopo di che profuse tutte le sue energie per convincere la sua cliente-amica del fatto per cui fosse inutile volere a tutti i costi mantenere un posto di lavoro che non faceva di certo per lei... così fine, così bene educata, così carina, così di tutto un po’...

Maria Gloria era inconsolabile, continuava a piangere con la testa nascosta sotto il cuscino... Quando arrivarono il thè e i pasticcini riuscì consumarli senza smettere di piangere... Allegra si domandava dove poteva trovare tanta acqua il corpo della sua amica per piangere così a lungo...

- Tra l’altro volevo chiederti un favore... (Allegra... con voce soave...)

una delle ragazze si è ammalata e non si riprenderà prima di Natale...

siccome aveva una clientela di voyeur tu non dovresti fare altro che startene in una camera con una maschera sul volto... I signori clienti se ne stanno dall’altra parte dello specchio sperando che tu decida di cambiarti d’abito ecc.... In certe occasioni, quando sono particolarmente soddisfatti dello spettacolo infilano dei soldi da una fessura che si trova proprio sotto lo specchio... Recentemente ho dovuto fare installare una di quelle telecamere collegate a internet perché pare che la gente vada matta per questo genere di cose...

Che te ne pare?

Maria Gloria piangeva più di prima.

- Non voglio forzarti a fare cose che non ti interessa fare... In fondo non saresti nemmeno obbligata a spogliarti... Il gioco prevede che l’incentivo provenga da parte del cliente, attraverso la fessura... ma se anche tu non volessi spogliarti io almeno non perderei la clientela!

Maria Gloria non aveva più lacrime, ora era in preda a un riso isterico. Allegra capì, perché in fondo era una persona intelligente, che era meglio andarsene e lasciare che Maria Gloria riflettesse...

Rimasta sola Maria Gloria riuscì finalmente a calmarsi. I suoi occhi osservavano le imperfezioni nell’intonaco del soffitto. Quando si annoiò di osservare il soffitto cominciò a fissare lo specchio che si trovava proprio di fronte al letto. La cornice era forse barocca, tutta dorata... Sotto lo specchio c’era una fessura... A Maria Gloria venne in mente di andare a vedere che cosa ci fosse dietro lo specchio...

Dietro lo specchio c’era un muro dotato di un buco piuttosto grande che lasciava intravedere uno sgabuzzino arredato di una sola poltrona... Chissà che cosa ci faceva quella poltrona tutta sola nello stanzino! Probabilmente la ragazza di Allegra era malata da parecchio tempo...

Immaginando di avere già pagato il debito che aveva con Allegra, Maria Gloria lasciò l’albergo dicendo che andava a comprarsi un pacchetto di sigarette. Soltanto qualche minuto dopo Allegra pensò che non aveva mai visto la sua cliente fumare né aveva mai sentito odore di fumo quando entrava nella sua stanza.

La curiosità la spinse a visitare la camera di Maria Gloria. Non le ci volle molto a capire che la sua cliente aveva abbandonato la stanza... Lo specchio era in frantumi... Adesso sì che le mancava una ragazza!

Maria Gloria era stanchissima. Erano ormai due ore che camminava senza una meta. In tasca le erano rimasti i soldi per un caffè: decise di entrare nel primo bar che avesse incontrato. Tuttavia non aveva il coraggio di entrare nei bar di quella zona: erano troppo eleganti. Era molto confusa e cominciava a chiedersi dove avrebbe potuto trascorrere la notte. Sapeva di avere nella borsetta la carta di credito che non aveva mai voluto utilizzare. Quando passava davanti ad un albergo si soffermava un attimo domandandosi se non fosse il caso di entrarvi, ma non riusciva a scegliere temendo di commettere un altro errore.

Decise di chiedere informazioni al barista del bar che vedeva dall’altra parte della strada. Sicuramente chi lavorava in un bar era in grado di consigliarle un buon albergo non troppo caro. Il problema era riuscire ad attraversare la strada. Il traffico era caotico.

Bisognava trovare il passaggio pedonale...

Maria Gloria provava delle strane sensazioni... si sentiva debole e aveva il capogiro... Si appoggiò alla vetrina che si trovava alla sua sinistra, poi cadde svenuta... Si risvegliò mentre stavano caricandola sull’ambulanza. Quella notte perlomeno avrebbe saputo dove dormire.

In ospedale la sistemarono in una stanza a tre letti, vicino alla finestra. Un lampione illuminava la stanza a giorno, la tenda era rotta. Per riuscire a dormire dovette mettere la testa sotto il cuscino: detestava dormire in un ambiente illuminato.

Quando finalmente riuscì ad addormentarsi un’infermiera si preoccupò di svegliarla per sottoporla a fleboclisi. Probabilmente le somministravano un calmante, pensò.

Le ci vollero altre due ore per riaddormentarsi. Ormai albeggiava e l’ospedale stava riempendosi di vita. Gli infermieri del nuovo turno arrivavano portando con sé l’aria fresca dell’autunno appena incominciato. Chi usciva portava con sé l’allegria di chi ha terminato la propria nottata lavorativa. Era tutto un via vai piuttosto frenetico che certamente non conciliava il sonno. Maria Gloria fu svegliata prestissimo dall’infermiera che serviva la prima colazione.

In fondo si sentiva bene, la sera precedente era semplicemente troppo stanca e turbata... Si trattava senz’altro di un malessere passeggero... Con l’aiuto di un po’ di riposo e una sana alimentazione si sarebbe rimessa presto...

I medici prescrissero una lunga serie di esami. Maria Gloria cominciò a peregrinare da un piano all’altro di quell’ospedale. Dopo alcuni giorni, considerato che dagli esami non risultava nulla di anormale, i medici decisero che era il caso di interessare al caso lo psicologo, ritenendo che Maria Gloria fosse affetta da esaurimento nervoso.

Tra un pasto e l’altro, tra un sonnellino e una gita in bagno, nacque una tenera amicizia tra Maria Gloria e un infermiere dall’aspetto timido e impacciato. Giovanni, così si chiamava, provava per Maria Gloria un sentimento di compassione che derivava dal fatto che nessuno venisse a trovare in ospedale quella ragazza che a lui pareva molto gentile e simpatica.

Purtroppo Maria Gloria fu dimessa prima che fra i due scoccasse la scintilla dell’amore. Si salutarono teneramente stringendosi la mano, fatto insolito per il personale di un ospedale, e si scambiarono un arrivederci al quale nessuno dei due avrebbe creduto al punto di realizzarlo.

La mente di Maria Gloria d’altra parte era rivolta principalmente alla necessità di trovare un lavoro che le permettesse di sbarcare il lunario. Non c’era da fare altro che cercare un’agenzia di lavoro temporaneo.

Proprio in corrispondenza all’incrocio tra due strade che Maria Gloria aveva già percorso alcuni giorni prima era spuntata una nuova agenzia. In vetrina faceva bella mostra di sé un annuncio che sembrava fare al caso di Maria Gloria.

Qualcuno cercava una persona per fare le pulizie in uno stabilimento di riprocessamento dei rifiuti solidi urbani.

L’impiegato dell’agenzia tuttavia le sconsigliò quella missione in quanto si trattava di un ambiente tutt’altro che gradevole... Era meglio che ci andasse una persona già abituata ad ambienti di quel genere... Una persona fine come lei avrebbe potuto accettare non meno di un impiego in un’impresa di pulizie che si occupava di condomini... D’altra parte era appena arrivata una richiesta in tal senso. Si trattava di una ditta seria che pagava regolarmente i dipendenti.

Maria Gloria accettò con entusiasmo. Finalmente un lavoro che si svolgeva nel mondo reale, al di fuori di scantinati o di uffici pieni di documenti inutili se non falsi.

Il responsabile dell’agenzia le comunicò l’indirizzo al quale si sarebbe dovuta recare il giorno successivo per la sua prima giornata di lavoro. L’unico aspetto negativo era il salario... Il titolare della ditta non era di maniche larghe. Era convinto del fatto che lo stipendio bisognava meritarselo... che non si trattava di una legge di natura, di un diritto del lavoratore... Caso mai il titolare della ditta aveva il dovere di verificare che i dipendenti si comportassero in modo corretto durante l’orario di lavoro...

Maria Gloria non era il tipo che si arrendeva alle prime difficoltà. Accettò volentieri quel lavoro.

Ritornando in albergo Maria Gloria era contenta di sé, della sua capacità di trovare un nuovo lavoro senza perdere tempo.

Quella notte non riuscì a dormire per l’eccitazione provocata dall’idea della nuova esperienza che avrebbe vissuto il giorno successivo. Non riusciva a fare a meno di immaginare se stessa che impugnando con vigore una scopa dava la caccia a ogni granello di polvere.

Alle prime luci dell’alba Maria Gloria si preparò con cura alla sua prima giornata di lavoro alla "Scale pulite e splendenti S.r.l.".

Si era informata accuratamente sulle possibilità di giungere al lavoro utilizzando come mezzo di trasporto in parte il treno e in parte l’autobus. La ditta operava su tutto il territorio nazionale. In quel periodo era rimasta incinta una dipendente che lavorava in un piccolo centro di provincia a trenta chilometri da lì, in cima a una della valli più solitarie della regione. Il treno si fermava a fondo valle. Poi bisognava utilizzare un piccolo autobus di una linea locale.

Maria Gloria aveva già informato il portiere dell’albergo del fatto che quella sera, a causa della scarsità di collegamenti, sarebbe potuto accadere che non fosse ritornata in città.

Giunta a destinazione non sapeva da che parte cominciare. Il paese che cercava era quello, ma il suo orario di lavoro cominciava dieci minuti dopo e lei doveva ancora recarsi all’indirizzo che le era stato indicato. In giro non si incontrava anima viva. Infine dovette suonare a un campanello scelto a caso per domandare informazioni su dove si trovasse Via delle Camelie.

Si trattava di un condominio completamente isolato in mezzo a un bosco che non distava più di quattro-cinque chilometri dal centro cittadino. Fortunatamente una comoda strada asfaltata aveva proprio lì il suo capolinea.

Infine, dopo tre quarti d’ora di cammino a passo spedito e in salita, Maria Gloria riuscì a raggiungere il luogo dove si sarebbe dovuto svolgere il suo nuovo lavoro. Dopo tante peripezie si sentiva uno straccio.

L’unica persona che abitava tutto l’anno in quel condominio aveva il compito di custodirlo e di amministrarlo. Per le festività di fine anno bisognava ripulire tutte le parti comuni nonché gli appartamenti di coloro che ne avevano fatto richiesta: quasi tutti.

Maria Gloria non sapeva da che parte cominciare. A casa sua le pulizia le faceva la sua collaboratrice domestica: lei si limitava a lasciare in vista un appunto con le richieste del giorno... In fondo sapeva che cosa bisognava fare, ma non sapeva come farlo...

L’attrezzatura era ammucchiata in uno sgabuzzino che si trovava al livello delle cantine.

Il custode le spiegò che in quel condominio non veniva quasi mai nessuno, ma i proprietari ci tenevano a che gli appartamenti fossero puliti per le festività di fine anno. Qualcuno di loro faceva una capatina proprio solo per controllare se le pulizie erano state effettuate regolarmente.

Alla fine della giornata lavorativa Maria Gloria si trovava all’ultimo piano dell’edificio. Era stanchissima, non vedeva l’ora di posare le sue membra su di un letto. Il custode le spiegò che ogni anno chi veniva a fare le pulizie pernottava almeno due notti a casa sua. Se le faceva comodo lui disponeva di una stanza di troppo dove avrebbe potuto riposare.

Maria Gloria vi si fece accompagnare accettando volentieri l’invito. Quando fu in prossimità del letto ringraziò il custode per l’ospitalità, si coricò e si addormentò.